CAMPIONI

23 aprile 2007 | Categoria: | |



"E' uno scudetto che ha molte firme, senza dubbio, e molte facce. Ma dovessi sceglierne una, più di facce che di firme, sceglierei questa. Non posso fare a meno di ricordare che un annetto e mezzo fa si parlava di una sua cessione, al Milan per giunta. E non posso fare a meno di ricordare che il torneo scorso l'ha vissuto più in panca che in campo. Nei dodici mesi che sono seguiti, Marco Materazzi è diventato campione del mondo (in campo, non in panca), capocannoniere dell'Italia ai Mondiali, doppiamente uomo del match (zuccata attiva e zuccata passiva) della finalissima. Anzi, triplamente: ha pure tirato il rigore mentre a casa noi, sul divano, regolavamo a stento lo sfintere. E poi è diventato (lo era già, ma per assegnazione automatica) campione d'Italia, terzo cannoniere dell'Inter in campionato, doppietta nella partita della sicurezza matematica dopo una stagione di estrema qualità.

Se vogliamo chiamarla favola, vabbe', chiamiamola favola. Più che favola, è una storia esemplare. Di come si può essere delle teste di cazzo, ma con un cuore che pulsa. Di come si può essere degli scarponi, ma di eccelsa levatura. Di come si impari a baciare una maglia non tipo Sheva, in favore di fotografi, ma perchè ci si crede davvero. Materazzi, uno dei rari giocatori di madrelingua della squadra campione d'Italia (e voi sapete, uh come sono noioso, quanto mi piacerebbe se ce ne fossero almeno un paio in più), per me è l'uomo-simbolo di uno scudetto atteso 18 anni (parlo degli scudetti per i quali si aspetta in campo il risultato degli avversari, tipo ieri), così come è stato uno dei simboli - lui, che per mezza Italia è uno squallido macellaio (per partito preso, spero, e non per convinzione) - dell'Italia ai Mondiali.

Materazzi è un piccolo mistero del calcio, e per fortuna che ci sono ancora questi piccoli misteri, sennò saremmo tutti lì con un joystick attaccato alla tele e un modem attaccato alla Snai. Materazzi è uno scarpone con un sinistro delizioso, è uno che se gli gira fa i gol in rovesciata come Pelè o i gol su punizione come Maradona. E nell'azione dopo magari entra duro sullo stinco, perchè lui è un difensore che non fa sconti. Mi fa paura quanto stronca un avversario e poi si discolpa con quegli occhi spiritati. Eppure per me - inevitabili eccessi a parte: ma è uno stopper, don't forget -, ogni giorno che passa, è la prova vivente che il calcio è ancora cuore e non solo Cayenne, Hollywood ed estratti conto.

Chissà dove si tatuerà lo scudetto. Boh, io gli consiglio sul pisello, per ricordarlo nei momenti migliori. Lo scudetto, dico. Per il resto, so che conserverà sempre - lui, un po' gitano - qualcosa di nerazzurro nel profondo. E' ancora uno di quelli che riesci a commuoversi per qualcosa, che sia la sua maglia o la sua mamma. Ieri ho guardato la sua faccia mentre tirava il rigore la seconda volta. Non poteva sbagliarlo, con quella faccia lì.

(grazie Matrix, grazie davvero)"


Tratto dal Blog Settore4Cfila72posto35

1 commenti:

  1. Anonimo says:

    Tutto sto pathos solo perché abbiamo vinto la "Carton's League 2006-07"...e allora?